Vegetarismo per l’evoluzione sociale…

NON FU LA CARNE A FAVORIRE L’EVOLUZIONE DELL’OMINIDE
 
Questo è ciò che credono coloro che considerano, in modo superficiale, la coincidenza tra l’introduzione della carne nella dieta dell’uomo dei primordi e lo sviluppo del cervello umano. Si sostiene anche che la pesca abbia contribuito all’evoluzione con l’introduzione dei grassi omega 3, (come se tali acidi grassi fossero prerogativa solo del pesce, che tra l’altro sarebbe stato difficile procacciarsi nella foresta intertropicale). Affermazioni non supportate da studi antropologici dal momento che non è possibile che prodotti incompatibili con la nostra natura di animali fondamentalmente frugivori possano aver favorito la nostra evoluzione; se così fosse basterebbe somministrare della carne ai nostri cugini scimpanzé per agevolare la loro intelligenza, mentre esperimenti effettuati dimostrano che l’introduzione della carne nella loro dieta sviluppa le stesse malattie degli umani. 
 

Non è possibile avere certezze sulle cause che portarono un ramo dei primati a svilupparsi maggiormente fino a produrre l’attuale homo sapiens sapiens. Si possono solo fare delle ipotesi. Probabilmente lo sviluppo dell’intelligenza dell’ominide fu favorita dalla sua posizione eretta da bipede che liberò le mani e lo spronò a costruire utensili, a questo si aggiunse lo sviluppo del linguaggio, ma probabilmente fu la necessità di doversi difendere dai predatori della savana ad aguzzare l’ingegno dell’ominide e successivamente l’utilizzo sistematico dei semi e cereali che consentì una costante introduzione del carburante necessario allo sviluppo del suo cervello, non certo le proteine di origine animale la cui assunzione è causa di molte patologie che incidono negativamente anche sul cervello.
 
 

Gli esquimesi che si nutrono quasi esclusivamente di carne, o le tribù indigene che ancora vivono prevalentemente di caccia, dovrebbero essere tra le popolazioni più evolute e intelligenti, mentre in realtà non si sono mai distinte in nessuna disciplina culturale, scientifica o artistica.
 

Il carburante del nostro cervello è il glucosio, combustibile ricavabile solo dagli alimenti di origine vegetale (ad eccezione del latte che lo contiene combinato con il galattosio), quindi l’intelligenza ha bisogno di calorie per svilupparsi che vengono tratte prevalentemente da cereali e verdure. L’adozione dei semi nell’alimentazione umana e cereali causa maggiore produzione di insulina e garantisce riserve caloriche in caso di eventuali carestie e i grandi freddi invernali. 

 
L’animale carnivoro ha succhi gastrici 10-20 volte più potenti dei nostri, il rene è due volte più grosso di quello di un animale erbivoro, e l’intestino 3 volte la lunghezza del tronco, per permettere il rapido smaltimento dei residui tossici della carne. La carne va in putrefazione nel lungo il tubo gastrointestinale umano perché le proteine animali, protette da un pesante guscio lipidico, non vengono demolite e disgregate completamente dai deboli acidi di cui è dotato l’apparato gastrico umano e lasciano pesanti e pericolosi residui tossici. Gilbert e Dominicé, ricercatori belgi, hanno provato mediante esperimenti che l’assunzione di carne provoca nel tubo intestinale un aumento di germi patogeni che passa da 2000 unità a 70 000 per mmc., non certo benefici per l’organismo. 

 
Inoltre, le proteine causano aumento di cortisolo nel sangue con conseguente calo della memoria. Eccessi proteici generano amiloidosi che porta alla comparsa nell’encefalo di una sostanza, che si produce a seguito ad una alterazione del metabolismo proteico, che porta all’invecchiamento precoce e quindi al morbo di Alzheimer che è appunto una malattia degenerativa dell’encefalo. Il celebre studioso Tennis J. Selkoe a tal proposito afferma: “Quando nell’encefalo si accumulano quantità eccessive di proteina amiloide, può insorgere la malattia di Alzheimer, anche se l’amiloide è secreto dal mesenchima solo se viene sovraccaricato da un’eccessiva quantità di proteine. Infatti in regime ipoproteico la situazione migliora. Inoltre al Salk Istitute di La Jolla, una equipe medica diretta da Cristian Behl e David Shubert ha scoperto che l’accumulo nel cervello dei colpiti dall’Alzheimer della proteina nota come beta-amiloide provoca la formazione di una notevole quantità di radicali liberi che danneggia, appunto, le cellule nervose.

 
La carne genera: radicali liberi, leucocitosi digestiva, crisi enzimatica, carenza di vitamine, aumento di colesterolo, acidificazione del sangue, prelazione di calcio, uricemia, ipertensione, reumatismo, gotta, cancro. Considerati i danni che produce è difficile sostenere che sia la carne ad aver determinato l’evoluzione e l’intelligenza umana.

 
La rivista “Viversani” riprende l’argomento con un articolo dal titolo “Vegetariani, da bambini erano più intelligenti” in cui si dice: “Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Jiurnal chi diventa vegetariano prima dei 30 anni, probabilmente da bambino aveva un quoziente intellettivo superiore al normale (con una media di 5 punti in più). Lo studio ha coinvolto più di 8.000 persone che all’età di 10 anni erano state sottoposte ad un test di intelligenza. Dopo 20 anni è stato preso in considerazione il loro tipo di alimentazione. Si è scoperto che i maschi vegetariani avevano totalizzato 106 punti, contro i 101 dei non vegetariani, mentre le donne vegetariane 104 punti contro i 99 delle non vegetariane. I ricercatori sostengono che questa è la dimostrazione scientifica del fatto che le persone più intelligenti sono anche le più sane.

 
Il prof. Armando D’Elia nel suo libro “Miti e realtà dell’alimentazione umana” dichiara: Ricercatori dell’Università di Oxford, dopo una lunga serie di test condotti su studenti, hanno individuato il rapporto esistente tra il pH del sangue che nutre il cervello e l’acume intellettivo rivelando che tale acume aumenta proporzionalmente alla “basicità” del sangue  che arriva al cervello.

 

Gli alimenti che favoriscono la basicità del sangue sono i vegetali, non certo la carne. Anche alcuni ricercatori dell’università di Oxford, dopo una lunga serie di test condotti sugli studenti, hanno individuato il rapporto esistente tra pH del sangue che nutre il cervello e l’acume intellettivo rilevando che tale acume aumenta proporzionalmente alla “basicità” del sangue che arriva al cervello. La lunga lista di illustri vegetariani conferma questa realtà.

Franco Libero Manco

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